Chiesa Dives in Misericordia

Progetto di Richard Meier – Roma 1998/2003

di Stefano Abbadessa Mercanti

La Chiesa Dives in Misericordia si trova nel quartiere di Tor Tre Teste a Roma, nell’estrema periferia sud. Sono andato in un giorno in cui il cielo era bianco e la luce invernale si fondeva con le pareti, anch’esse bianche, creando un’atmosfera di assoluta astrazione e di annullamento della coscienza terrena. La cosa che più colpisce, appena entrati, è la luce.
Da sempre, nell’architettura, specie religiosa, la luce è stata utilizzata come elemento catalizzatore della figura divina. Non posso mai dimenticare la luce che filtra negli edifici del Borromini, quei fasci proiettori che si intersecano con la materia piena, muraria. O un lembo di stoffa illuminato nel buio dell’universo di Veermer. Qui, in questa periferia anonima di metropoli, la luce è elemento fondamentale racchiuso tra le splendide vele sospinte dal vento della spiritualità e l’ala dell’edificio, dove si esplicano le funzioni parrocchiali, razionale e terrena. Grande merito del Vicariato di Roma è avere indetto un concorso internazionale ad inviti (1996) per l’area di Tor Tre Teste in cui è risultato vincitore Richard Meier, architetto americano, non cattolico. Tengo a precisare questo perché è una delle forze del progetto. Costruire un edificio parrocchiale secondo i dettami del Concilio Vaticano II ed essere rivolti ad un concetto di spiritualità universale e transreligiosa protesa verso l’umanità. E’ un edificio dove si professa la religione cattolica, ed io, cristiano, mi sono fuso in quella luce che penetra tra le vele e in quella fessura in fondo al Cristo sospeso in aria, rivolgendo il mio spirito all’entità divina. Allo stesso tempo, credo che qualsiasi altro essere umano di un’altra religione possa trovare il suo Dio. Ho sentito vicino l’Islam e per alcuni attimi ho pensato che quella fessura fosse rivolta verso la Mecca e ho provato la sensazione di essere sotto il muro del pianto, con le bianche vele difronte a me e quella luce che entra negli occhi guardando in alto e immaginando che aldilà ci sia la Moschea da dove Maometto è asceso in cielo. Non solo dal punto di vista espressivo ed ideologico l’opera è di particolare interesse ma anche dal punto di vista tecnologico rappresenta una grande sfida realizzativa.
I dati riferiti dalla Società Italcementi, impegnata come main sponsor tecnico sono i seguenti:
-2600 tonnellate di inerti ricavati dalla macinazione del marmo bianco di Carrara;
-600 tonnellate di cemento bianco TX Millennium (additivato con biossido di titanio, che rende autopulente la superficie di cemento sotto l’effetto della luce – brevetto Italcementi);
-500 tonnellate di malte speciali;
-8 km di cavi d’acciaio post-tesi;
-7,5 km di barre d’acciaio di postensione;
-300 tavole progettuali per la parte strutturale.
Il progetto di Meier e del suo strutturista Ove Arup prevedeva la costruzione delle vele mediante una struttura in acciaio, poi rivestita con pannelli intonacati. L’idea di realizzarle con conci monolitici prefabbricati è dell’ing. Antonio Michetti, consulente strutturale del Vicariato e per anni docente della Facoltà di Architettura di Roma che, in accordo con i progettisti, ha proposto la variazione strutturale. La struttura originariamente prevista sarebbe stata sottoposta a notevoli sollecitazioni diminuendo, così, la resistenza all’usura nel tempo.
L’opera costituisce una delle realizzazioni architettoniche più interessanti della Roma contemporanea.

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