di Stefano Panella
Lo sviluppo della ferrovia è piuttosto tardivo nello Stato Pontificio e coincide, in pratica, col ridimensionamento del suo territorio. Nel 1846 la Commissione per le Strade ferrate elabora un piano relativo a 4 collegamenti: da Roma a Ceprano, Porto d’Anzio, Civitavecchia e Foligno-Ancona. Regnante Papa Pio IX, il primo convoglio ferroviario dello Stato pontificio muove da Roma il 7 luglio 1856 con destinazione Frascati. Qui però i binari si attestano lontano dall’abitato, in località “Campitelli”, e tale situazione non muterà fino a quando, nel 1883, nuove e più potenti locomotive permetteranno ai convogli di superare un acclive tracciato di circa 3 km, così da raggiungere la nuova stazione, situata presso l’abitato cittadino. E’ poi la volta della linea per Civitavecchia, inaugurata nel 1859, seguita da quella per Velletri, attivata nel 1862 e prolungata l’anno successivo fino a Ceprano. Nel 1866, con l’apertura al traffico della Roma-Orte, si consolida il collegamento verso Ancona.
Nel 1884 il treno collega Albano con Cecchina, Carroceto (Aprilia), Anzio e Nettuno, ponendo fine all’isolamento di una significativa parte dell’Agro. A tal riguardo, Ugo Fleres narra come fino ad allora i viaggiatori diretti da Roma a Nettuno fossero obbligati ad un incomodo trasbordo alla stazione di Cecchina (linea Roma-Velletri), da dove proseguivano il viaggio per altre 6 ore su di un vetturale, scortati dai carabinieri durante l’attraversamento del bosco del Padiglione.
In breve la presenza della strada ferrata determinerà pure un nuovo assetto delle due cittadine costiere, che diverranno meta di villeggiatura della borghesia romana, in analogia con quanto accade in altri centri litoranei quali Ladispoli o S. Marinella.
Inevitabilmente la ferrovia muta paesaggi e situazioni: il succitato bosco di Padiglione viene quasi completamente ridimensionato per l’utilizzo del legname nella realizzazione delle traversine, le “carbonaie” si concentrarono lungo la via ferrata presso Anzio…interessante riscontrare come ai contadini delle tenute attraversate dai treni viene consentito il gratuito accesso a bordo affinché possano recarsi negli ospedali a ricevere le cure antimalariche. Per combattere tale morbo intorno al 1900 i caselli ferroviari dell’Agro, posti a regolare distanza l’uno dall’altro ed abitati stabilmente dai casellanti con le loro famiglie, divengono pure teatro di sperimentazioni antimalariche, come nel caso di quelli situati fra le stazioni Prenestina e Tor Cervara (pertinenti alla linea Roma-Sulmona, inaugurata nel 1888) o di altri ubicati fra la Magliana e Ponte Galeria (lungo la linea per Civitavecchia, dalla quale si dirama dal 1878 il breve tronco per Fiumicino).
Sul finire del secolo XIX nell’Agro si potevano scorgere anche delle tramvie a vapore, allestite allo scopo di trasportare nella Capitale, allora in espansione, materiali edili come breccia, selce, pozzolana e travertino. Così, intorno al 1880, vengono inaugurate la Roma-Tivoli e la Roma-Marino (poi prolungata ad Albano e trasformata in ferrovia), entrambe situate lungo itinerari del Grand Tour, e quindi caratterizzate da un buon volume di traffico viaggiatori. Altre brevi linee, adibite ad esclusivo uso dei materiali, raggiungono località tipiche della Campagna romana, come Tre Fontane o Grottarossa. Qui, a lato della Via Flaminia, transiterà dal 1906 la tramvia elettrica diretta a Civita Castellana, la cui realizzazione viene già studiata nel 1895 allo scopo di riuscire a trasportare in modo economico i materiali di cava direttamente dal Monte Soratte al costruendo quartiere “Prati” di Roma.
L’Ottocento ferroviario si conclude con l’apertura delle linee Velletri-Terracina (1892), Ciampino-Colleferro (1892) e Roma-Viterbo (1894), mentre con l’inizio del nuovo secolo assumono grande importanza le reti tramviarie extraurbane, in particolare quella capillare dei Castelli Romani e l’altra ferroviaria, detta della Vicinali, che adotta lo scartamento ridotto e si estende fra Roma e la Ciociaria (1917). Negli anni ’20 questa singolare ferrovia serve già le borgate romane di Centocelle, Torre Spaccata e Torre Gaia, cioè i nuovi insediamenti realizzati lungo la Via Casilina contestualmente alla frammentazione e alla bonifica di alcuni grandi latifondi. A differenza di quanto già accade per le più antiche “borgate rurali”, progettate dal Comune di Roma, a favore di questi nuovi centri di colonizzazione vengono previsti appositi collegamenti suburbani.
In pratica, i residenti, vocati al pendolarismo, hanno a disposizione delle appositi convogli diretti a Roma, e non stupisce quindi come su quella direttrice ben presto la campagna cederà spazio ad altri sobborghi cittadini.
Sempre negli anni ’20 si registrano le inaugurazioni della ferrovia Roma-Ostia, lungamente discussa nel suo tracciato, e della Direttissima Roma-Formia-Napoli, che attraversa il tipico paesaggio movimentato della Campagna romana, formato da dossi, isolate macchie, incisioni significative del suolo e corsi d’acqua. Su quest’importante ferrovia la “littorina”correrà veloce sin dagli anni ‘30, quasi a simboleggiare la compiuta redenzione di quel territorio dal lungo oblio.