Hanno nasi importanti gli armeni curvi e lunghi tra densi occhi tondi sotto folte sopracciglia nere,
sotto neri capelli,
non puoi non vederli sopra menti sfuggenti.
Girano liberi i cani
si aggirano soli e tranquilli ,
educati rispettano il verde e le strisce nell’unica grande città.
Si accostano a tutti, a gente mai vista per le alture dell’acrocoro armeno.
Non vedi mendicanti quassù;
sono poveri, certo, nelle case sfasciate,
hanno piccoli commerci, hanno orti,
hanno vacche vaganti e galline,
fanno pifferi in legno con ancia smontata,
e cuociono il pane tuffandosi in forni interrati.
Devono avere un’idea singolare
per la comodità che la vita più semplice fa,
perché da secoli alzano impossibili scale
tutte uguali, per entrare a teatro, per salire a un altare: confondono alzata e pedata
o si mettono alla prova ogni giorno?
Nelle piazze, tra ruderi antichi e carcasse di case s’affollano ragazzi a fumare, sputare e vociare tra loro, e son tante le mamme poco più che bambine,
coi loro bambini chiassosi e puliti,
sono tanti, come era una volta da noi.
Sono tante le pance rotonde sotto il sole del Caucaso.