Quei semplici, preziosi attimi di normalità

di Marco Regi

Pensando a quando sui banchi di scuola si studiava la Storia, il pensiero che immediatamente sorge alla mente è che si parlava solo di guerre…..cambiavano gli strumenti, ma la bramosia del potere e del predominio di uomini verso altri simili sembra essere il filo conduttore che da sempre guida la nostra ‘’evoluzione’’.

Poche volte la storia ci narra di eventi nati e sviluppatesi nel segno della Pace e della Solidarietà. 

Tanti eroi e martiri della Pace (Gesù, Gandhi, Luther King, etc.) sono stati vittime innocenti del loro messaggio di solidarietà e uguaglianza tra Tutti. 

Quei Tutti loro stessi vittime innocenti (come non ricordare l’olocausto, le esplosioni nucleari….eventi che sconcertano per la violenza dirompente e straziante).

Quanto sopra sembra un preambolo anacronistico, rispetto al tema di questo breve articolo, ma la riflessione è che dietro tanto costante e perpetuo abominio l’uomo ha saputo anche creare, pensare e realizzare il Bello……nell’arte, nella musica, nella letteratura e non solo.

La Musica…..il Suono, ovvero quella forma acustica di comunicazione che va oltre la babele dei linguaggi umani….suoni e sensazioni che in modo spesso onomatopieco richiamano sensazioni e stati d’animo. 

Per capire un’equazione matematica bisogna averla studiata……per emozionarsi con una melodia non serve conoscere ne le regole ne l’alfabeto dei suoni…..basta ascoltare.

Quale potenza espressiva, quale linguaggio univarsale è la Musica.

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, sotto l’abominio del Nazismo, uomini liberi sono diventati prigionieri di un odio senza confini….senza limiti alla barbaria.

Numeri di matricola impressi nella pelle, fumi neri che invadevano i cieli rendedoli grigi con l’acre odore della morte di innocenti…..

Dolore, disperazione, addii tra persone che mai si sarebbero più riviste, spesso nell’atroce inconsapevolezza di come e quando barbari aggressori avevano posto fine alla loro esistenza terrena.

Gerarchi, atroci giudici di vita e di morte…..

Come fuggire anche solo per un secondo da quell’orrore? 

La Musica……quel suono indefinito di melodie e armonie in quei luoghi di demoniaco dominio umano….ha rappresentato per molti la salvezza, ma è stato anche elemento crudele e cinico……accompagnare con le note quei poveri derelitti umani, privati nel corpo e nello spirito della loro essenza, verso quelle docce che nascondevano la fine….in fondo anche la liberazione dall’aguzzino.

Aguzzino senza anima di giorno e la sera capace di arrivare alle lacrime ascoltanto brani di musica classica….terribile binomio che rende la Musica a volte un ‘’paradosso’’ inspiegabile per i suoi effetti sulle persone.

Orrore, dolore, prevaricazione e soproso sotto le note tragiche di chi era privato di tutto nel nome di una superiorità senza senso.

Quei luoghi chiamati campi di concentramento, orrore e vergona umana che MAI potrà…che MAI dovrà essere dimenticata.

Tanto, tantissimo la letteratura ha scritto su questo…saggi, volumi storici, ma soprattuto romanzi e racconti che forse riescono in maniera ancora più incisa ed emozionale a raccontarci quel tragico periodo e come la Musica spesso sia stato un elemento importante….insieme a tanti altri ovviamente.

Flavio Lucibello nel suo QUEI SEMPLICI, PREZIOSI ATTIMI DI NORMALITA’, ci regala uno scorcio di struggente umanità attraverso due racconti….il primo la storia di una giovane musicista proiettata nell’orrore che prima è stato descritto. Il secondo nella vicenda di una pianista che ritrova uno spartito nascosto in un vecchio pianiforte e che narra, con il linguaggio dei suoni, dolore e disperazione che ritroverà dopo anni e anni un filo mai reciso nelle orme di una famiglia che ha vissuto sofferenze, morte e disperazione.

Il primo racconto dopo tanto orrore e nel cammino dei loro protagonisti si chiude dicendo per l’appunto che alla fine volevamo 

‘’…..soltanto quei semplici e preziosi attimi di normalità’’

Sotto la recensione del volume:

Flavio Lucibello 

QUEI SEMPLICI, PREZIOSI ATTIMI DI NORMALITA’

Capponi Editore

Due storie lontane, due destini diversi, e un filo rosso che unisce i due racconti. Quei semplici, preziosi attimi di normalità è la storia di una giovane violinista ebrea che si ritrova a vivere il dramma della Seconda guerra mondiale e dell’olocausto, dall’invasione dell’Austria all’epilogo finale. Qui la musica ha un ruolo centrale, a cui è legato indissolubilmente il destino di Anna, la protagonista. Dalla Filarmonica di Vienna all’Orchestra femminile di Auschwitz-Birkenau, fino al bombardamento di Dresda il violino sarà la zattera a cui aggrapparsi per provare ad attraversare quel mare in tempesta. Le ultime note è, invece, ambientato nella Berlino moderna, che porta ancora i segni dell’ultima guerra mondiale e dei successivi lunghi anni della Guerra Fredda. In una città che non può e non vuole dimenticare, riaffiorano tracce del passato attraverso uno spartito finito, chissà come, in un pianoforte. Una giovane pianista si trova, casualmente, al centro di fatti che fanno riaffiorare una terribile storia, vissuta da un suo omologo sessanta anni prima.

(fonte Amazon)

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